venerdì 26 agosto 2011

Nuove iniziative per i familiari che assistono le persone con malattia di Alzheimer

SONO APERTE LE ISCRIZIONI PER IL GRUPPO ABC:
                                                                                                                                                                                                                                       
LA CONVERSAZIONE POSSIBILE CON IL FAMILIARE ALZHEIMER

I familiari-caregiver dei malati di Alzheimer sono stati riconosciuti come le “vittime nascoste” della malattia. L’ impegno (in termini di tempo e di energie) nella gestione della patologia del congiunto, assorbe completamente lo stesso caregiver con conseguenze che raggiungono anche livelli gravi d’ insonnia o depressione.
Questa situazione di disagio in più instaura spesso, anche senza volerlo, una relazione malsana con il familiare che viene visto solo come demente e che dunque spinge lo stesso malato ad identificarsi e comportarsi come tale.
I gruppi nascono con l’idea di poter sovvertire questo schema e stabilire una conversazione “felice” tra il familiare-caregiver e il paziente affetto da malattia di Alzheimer: a sua volta questa diventa una relazione “felice”.
Il termine “felice” è volutamente provocatorio ed indica  l’ instaurazione di  una conversazione con il proprio congiunto con demenza di Alzheimer, non tanto con l’obiettivo di un miglioramento dei sintomi e/o del recupero della memoria, ma che va vista nell’ ottica di aiutarlo a stare il meglio possibile nonostante la malattia. Ciò favorisce e incentiva la “felicità” del familiare-caregiver e di riflesso, contemporaneamente, quella della persona con demenza.

COSA SONO I GRUPPI ABC

I gruppi ABC  non ricadono nell’ ambito dei gruppi psicoeducativi nè dei gruppi di sostegno, ma gruppi che nascono con lo scopo di mettere in primo piano una migliore comunicazione con il familiare, riconoscendo i propri desideri, i propri bisogni e le proprie risorse, il tutto attraverso l’uso della terapia conversazionale-capacitante. Tale approccio si basa sul principio che la malattia di Alzheimer oltre ad essere una demenza degenerativa, con perdita della memoria, alterazione comportamentale e disturbi psichiatrici, è anche una malattia della parola. All’interno della terapia conversazionale ogni parola detta dal paziente, anche se incomprensibile, ci permette di comprendere e rendere più leggibile il “mosaico” del suo mondo, riconoscendo e dando significato a ciò che viene pronunciato  rendendo la persona malata più rassicurata e tranquilla.


Per infomazione rivolgersi alla dott.ssa Manuela Giambanco
338-1617070



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