sabato 25 giugno 2011

UN'ESPERIENZA PRESSO L'OSPEDALE VALDUCE DI COMO-GRUPPI ABC: LA CONVERSAZIONE POSSIBILE CON IL FAMILIARE ALZHEIMER.

GRUPPI ABC LA CONVERSAZIONE POSSIBILE CON IL FAMILIARE ALZHEIMER

Gruppi per i familiari di pazienti Alzheimer

Progetto della Dott.ssa Manuela Giambanco
Il progetto si è estrinsecato in sei incontri, ai quali hanno partecipato dieci (10) familiari, tra questi erano presenti anche coppie di fratelli. La frequenza si è mantenuta costante.
Gli obiettivi del progetto sono:
  1. Favorire una comunicazione con il familiare malato;
  2. Riconoscere e accettare i propri limiti;
  3. Incentivare il bisogno di ridefinire la propria identità;
La valutazione del progetto si è svolta usando un questionario somministrato all'inizio e alla fine del gruppo. Da questo è emerso quanto segue:
  • Obiettivo 1: La comunicazione con il proprio congiunto appare migliorata, a fronte anche di un modo diverso di porsi del familiare nei suoi confronti, ovvero non interrompendolo, seguendo il suo discorso, non facendo domande, rispondendo correttamente alle domande poste dal congiunto con DA. Questo comportamento ha instaurato un circolo virtuoso che ha portato il malato Alzheimer a diminuire la ripetizione della stessa frase e a costruire delle frasi, sintatticamente corrette. Alcuni familiari riferiscono, inoltre, che la possibilità di interrompere la ripetizione continua delle frasi nel proprio congiunto, li ha aiutati nel continuare la conversazione, rendendola piacevole, per entrambi. Questo possiamo definirla un esempio di "Conversazione felice"
  • Obiettivo 2: emerge una maggiore consapevolezza da parte del caregiver della stretta dipendenza che ha verso di lui il proprio familiare e a ciò si associa ancora di più. Il senso di colpa del caregiver nella relazione con il proprio familiare. Dagli incontri, però, si riscontra che il caregiver accetta di più la malattia, pur avendo presenti gli elementi sopra menzionati.
  • Obiettivo 3: Durante gli incontri è emerso una notevole difficoltà da parte di molti caregiver a potersi concedere una vita fuori dall'accudimento del proprio familiare. In questo è stata molto importante l'esperienza di alcuni membri che sono riusciti a trovare degli spazi per se stessi. Il loro racconto, infatti, ha aiutato a comprendere l'importanza di avere un piccolo spazio anche per se stessi.
Conclusioni
Alla luce delle informazioni riportate sopra e secondo il questionario di gradimento, somministrato alla fine del gruppo, emerge che gli incontri hanno aumentato l'informazione utile per affrontare la malattia e hanno dato strumenti per affrontare alcune difficoltà relazionali e comunicative nel rapporto con il proprio familiare. Si riscontra, inoltre, un miglioramento della qualità della vita quotidiana trascorsa con il familiare malato.

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