lunedì 4 luglio 2011

Le Demenze Senili: consigli utili su come gestire i nostri anziani a domicilio

                                LA DEMENZA SENILE

Negli ultimi anni l’aspettativa di vita è aumentata notevolmente e accanto a problemi sociali ha portato con sé problemi di natura sanitaria. Tra questi, importante per le implicazioni di carattere sociale (ricoveri in ospedale, assistenza domiciliare, ecc.), ha una notevole diffusione la demenza.
La sindrome demenziale è una patologia che causa una deterioramento delle funzioni cognitive, che condiziona significativamente l’espletamento delle attività quotidiane. Per molto tempo questa patologia è stata considerata solo come una conseguenza dell’invecchiamento, portando ad una errata interpretazione dei sintomi da parte dei medici.
All’interno di questa argomentazione dobbiamo sottolinerare che con l’età si possono riscontrare modificazioni delle funzioni cognitive, che non indicano la presenza della demenza.
Utilizzato in passato come sinonimo di follia, oggi il termine demenza si riferisce esclusivamente all’invecchiamento delle cellule corticali (cortecia cerebrale) da imputare a cause che vanno dalla predisposizione genetica (che accelerano il processo) a ipertensione arteriosa, diabete, ictus, ischemie.
I sintomi che caratterizzano questa patologia sono riferiti ad una perdita delle funzioni cognitive superiori (memoria, linguaggio,attenzione, concentrazione) di entità tale
da influire sulle usuali attività sociali e lavorative del paziente. Si riscontrano anche sintomi che riguardano la sfera dell’affettività (depressione, astenia), dell’ideazione (deliri), della percezione (allucinazioni) e del comportamento (agitazione psicomotoria, wondering).

I diversi tipi di demenza
           
            Distinguiamo le demenze in due grandi categorie, degenerative e secondarie.
  • Le demenze degenerative: provocano il progressivo sgretolamento delle cellule cerebrali. Tra queste ritroviamo:
    • Demenza di Alzheimer: è la demenza senile più diffusa e ricopre il 50/70% dei casi di demenza;
    • Il morbo di Pick: l’esordio è precoce, tra i 50/60 anni. Si caratterizza per l’atrofia dei lobi frontali con presennza dei disturbi del comportamento, disibizione, impulsività, comportamenti bizzarri. Solo in una fase avanzata compaiono i deficit cognitivi nel linguaggio e nell’attenzione. Rispetto alla malattia di Alzheimer non si riscontrano disturbi nella memoria, ma molte difficoltà nel linguaggio fino ad arrivare al mutismo.
    • Degenerazione del lobo frontale: più evidenti sono i disturbi di personalità, del linguaggio e delle condotte sociali. Poco compromessi i disturbi cognitivi. Sono sempre presenti manifestazioni emotive aspecifiche, come la tendenza al riso o al pianto immotivato.
    • Malattia dei corpi di Lewy: colpisce di più gli uomini in un’età tra i 65 e i 75 anni. I pazienti sviluppano subito un quadro psicotico caratterizzato da allucinazioni visive e deliri. Questa patologia è difficile da distinguere dalla demenza di Alzheimer per le strette analogie.
    • Demenza di Parkinson: colpisce l’11% della popolazione in età matura. I sintomi all’esordio sono rappresentati da un semplice tremore alle dita e da rigidità, ma con il passare degli anni la loro gravità aumenta. Successivamente abbiamo tremore a riposo, che cessa con i movimenti volontari e nel sonno, lentezza di movimento, andatura incerta. Il deficit cognitivo fa parte della malattia e compare in fase avanzata. Ad essere più colpite sono la produzione del linguaggio che appare rallentato, come la risposta alle domande, la capacità di astrazione, di critica e di giudizio.
    • Degenerazione cortico basale: malattia rara che insorge tra i 60 e gli 80 anni e colpisce entrambi i sessi in ugual misura. I deficit sono legati alla rigidità, ai movimenti involontari.
    • Malattia di Huntington: è rara. Ha un esordio precoce tra i 35 e 40 anni. E’ caratterizzata da movimenti involontari ingravescenti, che si manifestano come smorfie del viso, tremore della testa e posture alteranti  di flessione ed estensione degli arti e del tronco. Spesso, nelle fasi iniziali, il paziente presenta una modificazione della personalità, depressione, mania e uno stato alllucinatorio simile alla schizzofrenia.

Demenze secondarie: sono demenze che hanno come comun denominatore un danno cerebrale di natura ischemica, che si manifestano sul piano clinico con sintomi e segni riferibili a un quadro di demenza. Per diagnosticare tale patologia è necessario che sia presente un quadro di demenza che si manifesti con un declino cognitivo caratterizzato da alterazione della memoria, e almeno due dei seguenti sintomi: disorientamento, alterazione dell’ attenzione, difficoltà nelle capacità linguistiche, nel calcolo, astrazione, giudizio e controllo motorio. La demenza deve esserre accopagnata da una lesione cerebrale, tipo ictus, ischemia, tia, avvenuta tre mesi prima l’esordio dei sintomi sopra descritti.
            La demenza vascolare ha un esordio brusco, al contrario della demenza di Alzheimer che ha un esordio insidioso. I deficit di memoria si presentano subito e non differeriscono molto dalla demenza di Alzheimer.

Come intervenire
            La maggior parte dei malati di demenza non si trova in ospedale, ma nelle case di crura o a domicilio, assistiti dai familiare e dalle badanti, spesso con relativo poco aiuto dai servizi sociali e sanitari.
            Nella gestione del malato a domicilio bisogna considerare la presa in cura, in modo “informale”, anche dei familiari. Queste persone, che spesso si prendono cura dei malati, hanno livelli di tensione e di stress molto alti legati, non solo alla gestione del familiare malato, ma soprattutto perché sperimentano una “perdita vivente”. La perdita della persona che una volta loro conoscevano, di cui adesso rimane ben poco. Alla luce di queste considerazioni è importante che il badante crei una relazione “sana” con il familiare per poter interagire insieme nella gestione quotidiana del malato.
           
I bisogni dei pazienti dementi cambiano in funzione al livello della malattia. Considerando i diversi tipi di demenza, abbiamo individuato alcune macro-aree più problematiche per l’assistenza e il modo per svolgerla al meglio.
    • Memoria: la perdita della memoria è uno dei sintomi che accumuna quasi tutte le demenze. Il paziente, spesso, nelle prime fasi della malattia è più confuso e turbato di fronte ai continui vuoti di memoria. In questo caso, si dovrebbe:
        • Mantenere un atteggiamento positivo;
        • Considerare i suoi sentimenti;
        • Non pensare che il malato si comporti in modo maldestro intenzionalmente;
        • Non soffermarsi sugli errori;
        • Non fare domande;
        • Usare fogli promemoria;
        • Costruire un ambiente stabile.
Disorientamento: spesso sono disorientati nel tempo e nello spazio. Questo li agita molto. Si dovrebbe:
·        Rassicurarli;
·        Dare dei riferimenti temporali basati sulle azioni quotidiane.

Vita quotidiana: il paziente demente trova maggiori difficoltà nella cura personale e nella gestione della casa. Tuttavia il fatto che abbiano bisogno di maggiore aiuto non significa che sono disposti ad accettarlo. L’assistenza, infatti, deve variare in funzione del livello di comprensione e delle capacità residue.
Per fare tutto ciò l’ambiente ha un ruolo importante. Bisogna preparare un luogo idoneo per il malato. I principali obiettivi che devono guidare le scelte dell’ambiente sono:
·        Prevedere un’illuminazione notturna per camera, bagno e corridoio;
·        Installare allarmi per il fumo e gas;
·        Verificare le chiusure di porte e finestre, eliminando le chiavi interne;
·        Eliminare tappetti e stuoie;
·        Mettere  in luoghi sicuri i detersivi e i medicinali;
·        Evitare l’uso di cere;
·        Usare cancelletti per le scale;
·        Prevedere corrimano, appigli nel bagno;
La scelta va sempre commisurata alle caratteristiche di ciascun paziente.
Un elemento importante è che il malato deve essere sempre coinvolto ed impegnato nella vita quotidiana e familiare, assegnandogli compiti semplici e ripetitivi. Questo aiuta a non incastrarlo nella categoria di demente, ma di persona con le sue capacità residue.







sabato 2 luglio 2011

Nuova Attività a Como


“Lo Psicologo in Farmacia”

La dott.ssa Manuela Giambanco (psicologo) propone un nuovo servizio GRATUITO, presso la  Farmacia di Breccia (Como):

                             La CONSULENZA PSICOLOGICA

La dott.ssa Manuela Giambanco, psicologo clinico e iscritto all’Albo degli Psicologi della Lombardia, promuove una consulenza psicologica gratuita per le seguenti tematiche:

·        Consulenza individuale (Disturbo d’Ansia, Depressione, Disturbi alimentari, Demenza senile e di Alzheimer.);
·        Consulenza di coppia (problemi di coppia e gestione dei figli);
·        Gestione dello stress e “mediazione familiare” nelle separazioni;
·        Supporto psicologico ai familiari e ai pazienti con malattie croniche, demenza di Alzheimer e demenza senile.

Le prime due sedute di consulenza sono Gratuite e si svolgeranno presso la Farmacia di Breccia (in un luogo adeguato) previo appuntamento.
Le successive sedute saranno a pagamento, secondo il tariffario nazionale dell’Ordine degli Psicologi: consulenza individuale €50, consulenza di coppia €80. Tali incontri si svolgeranno presso il Centro di medicina Estetica “Centro Lariano” in via Napoleona a Como.

Per appuntamento contattare dal lun. al ven. dalle h 13 la dott.ssa Manuela Giambanco al numero 3381617070.
manuelagiambanco@virgilio.it

venerdì 1 luglio 2011

LA DEPRESSIONE E L'ANSIA NELL'ANZIANO

LA DEPRESSIONE e L’ANSIA NELLA TERZA ETA’
                                                                                                                        Relatore
                                                                                                Dott.ssa Manuela Giambanco

            La nostra società sta progressivemente diventando una società di anziani. Il numero di persone over 65 anni è in costante aumento e paradossalmente l’aumento della speranza di vita è accompagnato dall’aumento di molte patologie (demenze senili, depressione e ansia).
            Una patologia in continua crescita è rappresentata dai disturbi dell’umore tra questi soprattutto la depressione e l’ansia. Le ragioni e le cause sono multiple, prima tra tutte l’invecchiamento. Questo è una fase che accomuna tutte le specie viventi ed è caratterizzato da un forte cambiamento fisico (cambiamento dell’aspetto fisico, rughe, perdita di forze) psicologico (difficoltà nel ricordare, malumore) e sociale (perdita del ruolo sociale: pensione, uscita di casa dei figli). Nell’anziano che invecchia prevale, quindi,  il concetto di “perdita”: successi, riuscita e guadagni sono gradualmente rimpiazzati da perdite, ridotta attività, rimpianti e delusioni. Vi è un aumento progressivo al ritiro dalle attività sociali e la rinuncia ad una vita indipendente. Il tutto si accompagna ad una graduale perdita del “ruolo” avuto sino ad allora. Questi cambiamenti , nello stile di vita, vengono considerati come inelluttabili e normali espressione del cambiamento e spesso vengono ignorati come segnali di una depressione mascherata. Un’altra difficoltà che rende difficile il trattamento della depressione senile è che gli anziani pensano di essere troppo vecchi per curarsi, che il disturbo guarirà da solo e che il cercare aiuto per la propria tristezza è un non senso o una debolezza.
Chi è depresso e ansioso soffre moltissimo. La depressione e l’ansia non è un qualcosa di immaginario, che qualcuno inventa, ma non è neppure una situazione che può essere modificata o migliorata con uno sforzo di volontà. E’ una malattia che va compresa, riconosciuta e curata.

I sintomi della depressione senile

Stati temporanei di tristezza, di delusione e di abbattimento non sono depressione, ma fanno parte della vita di tutti i giorni. La depressione è una malattia che provoca una intensa sofferenza morale e fisica.
I sintomi della depressione senile sono:
  • Umore depresso: a differenza di quello che avviene nel giovane o nell’adulto, gli anziani spesso non si lamentano. Non esprimono sentimenti di tristezza. Una flessione del tono dell’uomore è meno presente, questo perché la considerano tipica dell’età. Compare di più ansia e sintomi somatici;
  • Sintomi psicotici: la visione pessimistica accentuna la falsa interpretazione della realtà, per questo aumentano le idee paronoiche (riguardante la famiglia e la propria guarigione) e l’ipocondria.
  • Sintomi d’ansia: preoccupazione, apprensione e ansia di fronte ad eventi normali la cui portata viene ingigantita.
  • Sintomi somatici: nell’anziano la depressione è spesso nascosta da sintomi somatici (dolori articolari, cefalee, palpitazioni, tachicardie, ecc)
  • Riduzione dei processi cognitivi: tale riduzione è spesso descritta come “pseudo-demenza” ed è molto importante differenziarla da un vero quadro di demenza. I pazienti che sofffrono di depressione sono coscienti delle loro mancanze nella memoria, nell’orientamento spazio-temporale, cosa che non si verifica con i pazienti con un quadro di demenza senile. Nella depressione non vi è una vera perdita dei ricordi, né antichi né recenti, ma piuttosto una difficoltà a rievocarli: ciò significa che l’amnesia è solo apparente e non legata alla presenza di lesioni cerebrali.
  • Disturbi del sonno:  riduzione del ciclo sonno-veglia.

Che cosa è l’ansia?

 L’ansia non sempre è uno stato disfunzionale, problematico, da cuare. Nel caso, ad esempio, di un senso d’apprensione che può essere scatenato dalla preoccupazione per evento imminente, come un esame medico. Questo tipo di ansia è una reazione normale a una circostanza specifica.
L’ansia patologica scatena, invece, un senso di pericolo incombente che si associa praticamente a qualsiasi situazione di incertezza o addiritura non a una causa apparente: si tratta di un intenso disagio psichico, generato dalla sensazione di non essere in grado di fronteggiare gli eventi futuri. Comunemente elevati livelli di ansia si manifestano attraverso sintomi fisici, quali tensione muscolare, sudore allle mani, pesantezza di stomaco, difficoltà respiratorie, tremori, debolezza, tachicardia, ecc.
            Tra i principali disturbi d’ansia troviamo:
  • Il disturbo ossessivo-compulsivo;
  • Il disturbo da attacchi di panico;
  • Le fobie;
  • Il disturbo post traumatico da stress.
Nell’anziano tali manifestazioni si presentano con alcune peculiarità:
  • il disturbo da attacchi di panico: si presenta in forme meno gravi, comportando minori condotte di evitamento e minore disabilità funzionale;
  • Le fobie: esistono dati preliminari sulle specificità delle patologie, spesso riguarda il crimine, la possibilità di subire furti o aggressioni;
Vi sono evidenze di una relazione fra sindromi ansiose e alcune malattie mediche (demenze senili).
A loro volta, poi i sintomi ansiosi peggiorano la prognosi delle malattie mediche e possono provocare abuso di tranquillanti.

Le strategie di cura

Alla luce di quanto sopra espoosto, possiamo dire che ansia e depressione sono condizioni comuni nella fascia dei soggetti in età avanzata, ma quando si tratta realmente di patologia?
La grande diffusione nel linguaggio comune del termine “depressione” nel linguaggio sfocia talora in un vero e proprio abuso che finisce per includere anche forme più contenute di disagio legate spesso allo scarto tra come si è e come si vorrebbe essere.
Per discriminare ed eseguire un’accurata analisi della domanda si rende allora fondamentale un approfondito esame dello stato mentale del paziente anziano, che prenda in considerazione stato emotivo (calma, agitazione, labilità emotiva), umore (deflessione o vitalità) e presenza di eventuali somatizzazioni.
            Nell’anziano la depressione e l’ansia sono una condizione patologica che possono manifestarsi da sole o in concomitanza ad altre malattie (ictus, demenze senili, infarti cardiaci, malattie oncologiche).
            Chi desidera o vuole aiutare un depresso deve avere ben presente che non può essere facile relazionarsi con lui.

            Bisogna ricordare che:
·        Il “depresso” non accetta consigli e aiuti a causa dell’inerzia e dei suoi sensi di colpa;
·        Bisogna avere molta pazienza;
·        Bisogna rassicurare il “paziente” che la sua condizione non è unica, che non è solo e che la depressione non è un segno di debolezza.
·        Un primo intervento importante è ottenere una diagnosi corretta ed il trattamento adatto al suo caso. Questo significa incoraggiare la persona a cercare l’aiuto di uno specialista;
·        Importante è offrire un sostegno affettivo, armandosi di comprensione, pazienza, affetto e incoraggiamento.

Per curare in modo efficace e risolutivo la depressione e l’ansia, non esistono limiti di età. Nell’anziano il compito può risultare più difficile per le condizioni di salute precarie o spesso per la presenza di malattie somatiche.
In ogni caso una terapia condotta con attenzione e scrupolo, che tenga conto di questi fattori, ottiene la medesima percentuale di successi raggiungibili in altre età della vita.
L’invecchiamento del cervello e la depressione sono, infatti, due eventi separati e ben distinti ed è un pregiudizio che non trova riscontri clinici ritenere che la depressione e l’ansia nell’anziano siano una conseguenza diretta dell’invecchiamento organico del cervello.